Studio sull’intera filiera formativa professionalizzante alla luce delle strategie di Lisbona a partire dalla formazione superiore non accademica – Rapporto Finale

Studio sull’intera filiera formativa professionalizzante alla luce delle strategie di Lisbona a partire dalla formazione superiore non accademica – Rapporto Finale

Autore/i: Michele Pellerey

Casa editrice: CNOS-FAP

Data di pubblicazione: dicembre 2007

Collana: Studi

Id Libro: 978-88-95640-21-1

Gli anni 2007 e 2008 hanno segnato dal punto di vista della formazione professionale terziaria non accademica in Italia un significativo passaggio. Già la Finanziaria approvata nel 2006 decretava una riorganizzazione del Sistema di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore, di cui all’art. 69 della legge 17 maggio 1999 n. 144. In seguito il decreto legge 31 gennaio 2007 n. 7 poi convertito in legge con modifiche il 2 aprile 2007 n. 40, art. 13 comma 2 prevedeva l’istituzione degli Istituti Tecnici Superiori. Il 20 dicembre è stata presentata alla Conferenza Stato Regioni una bozza di decreto attuativo di tali disposizioni di legge. Nel mese di aprile è stato presentato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che fornisce le linee guida da seguire nella costituzione degli Istituti Tecnici Superiori (ITS) e nell’impostare i programmi di Istruzione e Formazione Tecnico Superiore (IFTS). In questo quadro evolutivo occorre anche tener presente l’esperienza attuata nella Provincia Autonoma di Trento che ha attivato a partire dal 2006 percorsi di Alta Formazione Professionale a carattere biennale secondo una metodologia di lavoro specifica. Nel frattempo sia il cosiddetto processo di Bologna, sia la Commissione europea hanno elaborato rispettivamente un Quadro di riferimento per le qualificazioni accademiche e un Quadro di riferimento per quelle professionali derivanti da processi di apprendimento permanente. Il primo quadro di riferimento comprende i cosiddetti descrittori di Dublino, approvati dai Ministri competenti per i problemi universitari nel loro incontro di Bergen nel 2005 e riconfermati in quello di Londra del 2007. Il secondo quadro europeo delle qualificazioni è stato approvato il 23 aprile 2008 dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Europeo. Ambedue i quadri di riferimento prevedono un livello di qualificazione intermedio tra quello di fine scolarità secondaria superiore (quarto livello) e quello del primo ciclo universitario triennale (sesto livello), derivante da un percorso formativo terziario detto “ciclo corto” biennale (quinto livello). La qualificazione che si ottiene al termine di tale ciclo formativo viene comunemente definita di tecnico superiore. Da più di venti anni in Europa si è avuto un progressivo sviluppo dei percorsi formativi superiori a carattere professionalizzante e non universitari, mentre in Italia si è insistito fino a livelli eccessivi nel consegnare tutta la formazione terziaria, anche quella professionalizzante, nelle mani delle Università; ma queste molto spesso non erano in grado di garantire la preparazione dei cosiddetti tecnici superiori. I tentativi di risolvere la questione della formazione tecnico professionale superiore con i cosiddetti corsi IFTS hanno mostrato tutti i limiti di tale esperienza, che si configura più come completamento della preparazione secondaria, basata cioè su corsi di natura post-secondaria, che come formazione di autentico livello terziario. L’impostazione data dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri rimane per molti versi ambigua e incongruente con le prevalenti esperienze europee e il Quadro Europeo delle Qualificazioni (QEQ). In effetti il Decreto legislativo 226 del 2005, in attuazione della legge 53/03 di riforma del sistema educativo nazionale, prevede all’art.20 il Diploma di Tecnico Superiore in questa prospettiva: “d) che, ai fini della continuità dei percorsi, di cui all’articolo 1, comma 13, il titolo conclusivo dei percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS) assuma la denominazione di «diploma professionale di tecnico superiore»;”. Questa disposizione di legge sembra essere superata, con non pochi problemi istituzionali, considerando che il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri prevede dopo il primo ciclo due percorsi: uno di IFTS di durata annuale aperto ai possessori di diploma professionale quadriennale che si conclude con “certificato di specializzazione tecnica superiore”, e uno di ITS di durata biennale aperto ai possessori di diploma di Stato quinquennale, che si conclude con un “diploma di tecnico superiore”. In altre parole si prospetta un canale che permette a 19 anni, dopo cinque anni dall’esame di Stato conclusivo del primo ciclo scolastico, di conseguire un “certificato di specializzazione di tecnico superiore” e un altro che consente a 22 anni, dopo sette anni dall’esame di Stato conclusivo del primo ciclo scolastico, di conseguire il “diploma di tecnico superiore” (quinto livello del QEQ). Ciò risulta in contrasto con il panorama europeo e con lo stesso QEQ, in quanto in genere in Europa la scuola secondaria superiore termina a 18 anni e il ciclo triennale terziario porta a ottenere a 21 anni una qualificazione del sesto livello. Inoltre l’espressione “certificato di specializzazione di tecnico superiore” può essere normalmente interpretata come allusiva di un livello di ulteriore qualificazione dopo il diploma di tecnico superiore. La nostra ricerca non si configura, quindi, come uno studio applicativo delle disposizioni presenti nel decreto precitato, bensì intende esplorare in maniera aperta e critica tutta la problematica relativa allo sviluppo dei processi di formazione professionale soprattutto nel loro aspetto più elevato, quello che porta alla figura di tecnico superiore, lasciando da parte, se non per confronto, l’impianto formativo di natura accademica, anche quando è orientato verso settori professionali di natura tecnica. La ragione teorica sta proprio nella diversa natura dei percorsi sia del secondo ciclo del sistema educativo, sia del sistema terziario che sono specificatamente orientati a un dialogo stretto con il mondo del lavoro e a rispondere alle richieste che provengono dal territorio. I percorsi tipicamente scolastici e universitari, pur potendo, e in molti casi dovendo, svilupparsi in maniera coerente con il sistema di produzione di beni e servizi, risentono di una urgenza minore in questa direzione, in quanto più direttamente aperti alle ricerca teorica, alla riflessione critica, allo sviluppo delle discipline di natura scientifica e tecnologica, alla fondazione delle diverse professionalità, più che a un loro sviluppo compiuto. Il nostro studio analizza la questione della formazione professionale superiore non accademica nel quadro di quello che ormai viene definito, soprattutto in ambito OCSE, livello istruttivo terziario, esaminando da vicino le iniziative ormai consolidate in Europa e quelle in corso di incerto sviluppo in Italia. Su questa base intende evidenziare le condizioni fondamentali che devono essere messe in atto per avviare anche in Italia un vero e proprio sistema di formazione professionale di livello terziario di natura non accademica, proponendo anche alcune metodologie di lavoro, che sono risultate, sulla base anche dell’esperienza finora sviluppata, valide e fattibili. Tra queste condizioni oggi è più che mai urgente la definizione istituzionale della qualificazione finale di tecnico superiore in maniera da rispondere a quanto viene sollecitato dal Quadro Europeo delle Qualificazioni. La messa a punto del sistema di formazione professionale a livello di preparazione dei tecnici superiori permette di conseguenza anche una rilettura attenta dei livelli corrispondenti al diploma professionale di tecnico e al titolo di qualificato conseguente all’esame di qualifica professionale. Nel lavoro da sviluppare a livello nazionale, in applicazione del QEQ, si tratta di precisare le conoscenze, abilità e competenze richiesta rispettivamente dai livelli terzo e quarto. L’impegno è quello di elaborare un quadro nazionale che sia armonico con le indicazioni europee. Occorre in particolare rileggere i cosiddetti standard formativi minimi relativi alla qualifica professionale conseguita dopo il triennio dei percorsi di Istruzione e Formazione professionale per verificarne la compatibilità con quanto descritto per il livello 3 del QEQ ed eventualmente renderli più coerenti con esso. Inoltre, andrà prospettato quanto viene richiesto a livello europeo in ordine al diploma professionale di tecnico. La proposta più ragionevole è quella di operare tenendo conto di alcune fonti di riferimento principali: il quadro delle competenze chiave per l’apprendimento permanente; il QEQ; le indicazioni relative all’obbligo di istruzione; quanto finora elaborato per l’ambito delle cosiddette competenze di base e per quello delle competenze professionali; le sperimentazioni avviate nelle varie Regioni e Province autonome. In questo contesto, il presente rapporto di ricerca si propone di presentare le coordinate di riferimento fondamentali per leggere e interpretare le esigenze formative poste dal quinto livello del Quadro Europeo delle Qualifiche per l’Apprendimento Permanente, tenendo conto del livello precedente, il quarto livello (diploma professionale di tecnico) e di quello successivo, il sesto livello (laurea del primo ciclo universitario). Esso si articola secondo quattro parti fondamentali, seguite da una conclusione generale. Prima parte. La formazione professionale superiore alla luce del Quadro Europeo delle Qualificazioni per l’Apprendimento Permanente (elaborazione di Michele Pellerey). Seconda parte. Le esperienze europee nel campo della formazione professionale superiore che più possono aiutare a definire una soluzione italiana (elaborazione di Benedetta Torchia e Heike Mueller). Terza parte. La iniziative italiane nel dare risposta alle esigenze del mercato del lavoro nella preparazione di tecnici superiori (elaborazione di Benedetta Torchia). Quarta parte. Scenari, esperienze, riflessioni e proposte per l’elaborazione di una metodologia di lavoro per giungere a una definizione e descrizione del “tecnico superiore”, per coglierne i fabbisogni, per promuoverne la formazione (elaborazione di Mauro Frisanco) Conclusione generale. Su alcune ricadute relative al Sistema di Istruzione e Formazione professionale considerato nella sua complessità (elaborazione di Michele Pellerey). Viene anche allegata una ricca documentazione di testi riferiti direttamente o indirettamente alla problematica affrontata. Per agevolare la loro consultazione essi sono stati riprodotti in forma digitale e secondo una tecnica di facile accesso a essi sia in forma .pdf, sia .doc (elaborazione di Francesco Orio, che ha anche curato l’editing di questo rapporto).

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