Stili di vita di allievi/e dei percorsi formativi del diritto-dovere

Stili di vita di allievi/e dei percorsi formativi del diritto-dovere

Autore/i: Guglielmo Malizia, Mario Becciu, Anna Rita Colasanti, Renato Mion, Vittorio Pieroni

Casa editrice: CNOS-FAP

Data di pubblicazione: febbraio 2007

Collana: Studi

Id Libro: 978-88-95640-01-3

A partire dagli anni ’80-’90 si registra nella Unione Europea la tendenza ad ampliare il diritto ad una educazione di qualità che ha portato ad allargare il concetto stesso di obbligo scolastico, riconoscendo a ciascun giovane il diritto-dovere a prolungare il processo di istruzione e formazione a motivo della necessità crescente di aumentare il proprio bagaglio di conoscenze e di competenze, ai fini di un inserimento attivo e responsabile nella vita sociale. Da più di dieci anni è in corso nel nostro Paese una crescita molto consistente della scolarizzazione secondaria e della frequenza universitaria, sostenuta dal notevole aumento della domanda delle famiglie e dall’evoluzione della legislazione. Quanto a quest’ultima è bene ricordare la normativa più recente rappresentata dalla “Riforma Moratti” che ha realizzato un salto di qualità assicurando a ognuno il diritto all’istruzione e alla formazione, per almeno 12 anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età. Al tempo stesso va sottolineato che i dati che si posseggono mettono chiaramente in evidenza una situazione della mobilità sociale e della dispersione scolastica che, a dir poco, appare molto insoddisfacente (Sugamiele, 2006; Audizione del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, 2006). Infatti, resta alto il numero degli abbandoni nelle scuole superiori e continua a registrarsi una complessa sofferenza formativa: percorsi accidentati, insuccessi scolastici, malessere psicologico, comportamenti antisociali (episodi di bullismo, atti di discriminazione razziale…), diffuso e scarso apprendimento e rendimento, pur in presenza di una costante frequenza. I momenti che maggiormente connotano l’esperienza formativa come stressante sono rappresentati dal passaggio fra cicli di studio con particolare riferimento alla transizione dalla scuola secondaria di 1° grado a quella di 2° grado e al sottosistema di istruzione e di formazione professionale. Tale transizione si presenta particolarmente delicata in quanto comporta, dal punto di vista psicologico, una temporanea disorganizzazione e una conseguente ristrutturazione di ruolo e, in un’ottica psicosociale, rappresenta un’occasione per verificare le proprie capacità e trovare una conferma positiva alla propria autostima nel confronto con i pari e con i propri insegnanti. Non accidentalmente molti abbandoni si registrano proprio in questo periodo. Nel caso poi degli iscritti alla formazione professionale (FP) tale condizione risulta anche più complessa, in primo luogo, per la posizione di svantaggio che caratterizza almeno la metà degli allievi a motivo delle condizioni di insuccesso scolastico e della provenienza da famiglie deprivate dal punto di vista culturale (ma non solo). Ma spesso la condizione di “debolezza” che caratterizza gran parte di questi giovani è anche frutto di scelte sbagliate/inadeguate, figlie il più delle volte di attività di “disorientamento”. Va comunque sottolineato che un quinto degli allievi del nostro campione era stato consigliato di iscriversi ai licei e agli istituti tecnici e il dato potrebbe costituire un primo segnale del cambiamento nelle famiglie e nei giovani della percezione della FP, sempre che lo sforzo di assicurare la parità sostanziale con gli altri percorsi del 2° ciclo venga continuato e non bloccato per motivi politici. Questo diritto a una istruzione e formazione prolungata per tutti i giovani, in Italia ha trovato la sua consacrazione ufficiale nella “Riforma Moratti”, come si è osservato sopra, e la sua attuazione concreta sul piano strutturale con l’approvazione del D.Lgs. 76/05, che definisce le norme generali sul diritto-dovere all’istruzione e alla formazione. Nel quadro dell’apprendimento per tutto l’arco della vita, esso ribadisce l’impegno della L. 53/03 a garantire a tutti uguali opportunità di conseguire livelli culturali elevati e di sviluppare capacità e competenze adeguate a una transizione soddisfacente nella società e in particolare nel mondo del lavoro. Sulla base di questi ordinamenti i giovani incominciano a fruire concretamente del diritto-dovere con l’iscrizione alla scuola primaria e nella secondaria di 1° grado tale tutela si traduce almeno nell’organizzazione da parte delle scuole di iniziative di orientamento. Quanti poi ottengono il titolo del 1° ciclo passano ad un istituto del sistema dei licei o del sistema di istruzione e di formazione professionale fino al conseguimento di un diploma liceale o di un titolo o di una qualifica professionale di durata almeno triennale. L’obiettivo del presente rilevamento afferisce quindi alla necessità di documentare su scala nazionale la ricaduta sulla maturazione degli allievi dei percorsi sperimentali triennali del diritto-dovere offerti dei Centri di Formazione Professionale (CFP) che fanno capo agli Enti di ispirazione cristiana del CNOS-FAP e del CIOFS/FP. L’indagine ha preso avvio nell’inverno 2005 con l’elaborazione di uno strumento di rilevamento da applicare ai giovani che frequentavano i percorsi appena menzionati. Dalla somministrazione sono rientrati oltre 3.000 questionari, in pratica pressoché l’universo degli allievi dei percorsi del diritto-dovere dei due Enti. Allo scopo di facilitare l’elaborazione dei dati, si è estratto un campione significativo di 1.130 utenti, in grado di rappresentare le diverse caratteristiche dell’utenza in base alle circoscrizioni geografiche, alla tipologia dei gestori in base agli Enti di riferimento e all’appartenenza ad una specifica comunità professionale. Il report, quindi, dopo una prima presentazione introduttiva sugli obiettivi sottesi al rilevamento, si sviluppa in tre parti. La prima illustra il quadro teorico sotteso alla problematica analizzando il dibattito sul diritto-dovere (capitolo 1) per passare quindi allo studio sull’adolescenza ed ai principali compiti di sviluppo che caratterizzano questa particolare fascia d’età (capitolo 2).La seconda parte della pubblicazione riporta i risultati conseguiti nell’indagine, esaminandoli separatamente per aree: l’identikit degli allievi in base alle principali variabili anagrafiche (capitolo 3); il percorso formativo, pregresso e attuale, le valutazioni emesse e le prospettive future sulla base delle scelte che si prevede di effettuare (capitolo 4); le loro relazioni familiari e amicali (capitolo 5); il sistema di significato dei giovani e la presenza o meno dei fattori protettivi in grado di predire il successo o meno della formazione ricevuta anche in termini di maturazione umana globale, senza la quale il processo educativo non può considerarsi completato (capitolo 6). La terza parte offre una sintesi prospettica dei principali risultati conseguiti (capitolo 7), prefigurando la ricaduta positiva delle attività corsuali sull’intero sistema di istruzione e formazione. Seguono l’appendice (che riporta lo strumento di rilevamento) e la bibliografia. Nonostante la situazione di partenza per molti versi svantaggiata del nostro campione, i percorsi del diritto-dovere e in particolare la FP iniziale triennale tutta nella FP sono riusciti a far compiere alla grande maggioranza un vero salto di qualità. Siccome i dati che attestano tale successo formativo sono dispersi all’interno di varie domande dell’inchiesta e, quindi dei capitoli del rapporto, presentiamo una prima sintesi dei principali risultati conseguiti. Cominciamo dalle motivazioni sottese alla scelta e/o all’iscrizione nella FP: una tra le più segnalate riguarda infatti la funzionalità dei corsi per un inserimento rapido e con successo nel mercato del lavoro, senza tuttavia mancare di evidenziarne anche le potenzialità di un generale recupero formativo. Quest’ultimo aspetto viene sottolineato nelle indicazioni – che vengono offerte dai giovani – delle esigenze educative da tenere maggiormente in considerazione nel percorso, indicazioni che stanno a dimostrare che la frequenza dei CFP del CNOS-FAP e CIOFS/FP ha fatto maturare in questi giovani l’apprezzamento per la formazione globale della loro personalità. Il riconoscimento del valore della FP iniziale risulta anche evidente dall’aumento nel tempo degli iscritti con un crescendo di quasi il 10% all’anno. Un ulteriore apprezzamento verso questi percorsi viene attestato dalle alte valutazioni che sono state date circa i contenuti, le metodologie e l’organizzazione e la loro corrispondenza alle proprie attese. Anche nei confronti degli stessi formatori i giudizi sono apparsi alquanto positivi. Tuttavia, seppure la maggioranza ammetta di non incontrare adesso particolari difficoltà nel proprio percorso formativo rispetto a pregresse esperienze, gli intervistati suggeriscono di potenziare l’orientamento, le attività laboratoriali, l’utilizzo di tecnologie informative e l’alternanza. Inoltre, più del 30% propone di introdurre il IV anno, dimostrando un bisogno diffuso di completamento dei percorsi formativi del diritto-dovere, che andrebbe senz’altro soddisfatto dal Governo nazionale e dalle Amministrazioni locali.A siglare il successo di questi percorsi viene poi il dato secondo cui la grande maggioranza non ha mai pensato di abbandonare il corso. Solo il 15% ha immaginato un trasferimento ad istituti scolastici, ma su questo andamento ha sicuramente inciso il recupero formativo operato dalla FP iniziale. Il valore aggiunto di questi percorsi va riscontrato nelle prospettive di futuro che sono riusciti a far maturare negli allievi soprattutto se confrontate con la condizione di svantaggio misurata in partenza. A questo punto è opportuno richiamare alla lettera i dati: gli intervistati prevedono di godere di possibilità almeno dignitose di trascorrere una vita familiare serena, di avere dei buoni amici su cui contare, di godere di buona salute, di trovare un lavoro soddisfacente, di essere rispettati all’interno della propria comunità e di avere una casa propria. Inoltre, il 60% circa prende in seria considerazione la probabilità di conseguire un diploma di scuola superiore e un altro 25% di andare all’università o di fare un corso di specializzazione post-diploma. Va aggiunto anche il dato, già citato sopra, di oltre 30% che vorrebbe completare il percorso del diritto-dovere con la frequenza di un IV anno che consentisse di acquisire un diploma professionale. In rapporto alla formazione globale della personalità di questi giovani è possibile arrivare a ricostruire la presenza, all’interno del totale degli intervistati, di due sottocampioni caratterizzati dalla concatenazione di una serie di variabili che lungo l’analisi si sono strettamente intrecciate/correlate tra loro, in considerazione del costante ripresentarsi in rapporto alle variegate tematiche prese in considerazione nell’indagine. Il primo si contraddistingue per un cluster di caratteristiche quali: l’estrazione da condizioni di precarietà in base alla situazione socio-economica e culturale della famiglia, uno stato di “debolezza” lungo l’intero percorso scolastico-formativo per essere andati incontro a uno o più insuccessi scolastici o comunque l’aver avuto a che fare con pregresse difficoltà incontrate lungo il percorso, l’attuale demotivazione a continuare gli studi e, di conseguenza, anche l’inclinazione a cambiare il presente corso e il mancato sostegno in questo gruppo di una fede religiosa. All’interno di questo sottocampione si osserva che degli aspetti menzionati si fanno interpreti in modo particolare i maschi, e quindi gli utenti del CNOS-FAP, l’età di mezzo (16-17 anni), i residenti nelle Regioni del nord. Nei confronti di questo gruppo, a più riprese definito dello “svantaggio”, che però è risultato alquanto contenuto, le trasgressività costituiscono indubbiamente un sintomo di disagio interno, “comunicato” poi esternando azioni poco approvabili; azioni che a loro volta nel tempo potrebbero diventare veicoli “predittivi” di un possibile scivolamento verso una condizione di “vulnerabilità” e/o di rischio. Tuttavia i dati attestano che i portatori di queste “vulnerabilità” rappresentano una ristretta minoranza se rapportati all’insieme degli intervistati, mentre la grande maggioranza è composta dalla quota di allievi contraddistinta dalle variabili opposte a quelle riportate sopra. In pratica si caratterizza per la totale assenza di “debolezze” formative e di comportamenti difficili e/o a rischio e, viceversa, peril possesso di un sostenuto patrimonio valoriale e di maturazione globale della personalità, manifestando così di possedere un bagaglio di fattori “protettivi”. Tutto questo può essere ritenuto frutto anche della maturazione conseguita frequentando i percorsi triennali sperimentali tutti nella FP dei CFP. In questo secondo gruppo si sono distinte in particolare le femmine, e con esse il CIOFS/FP, gli utenti delle regioni centro-meridionali, i più giovani, i credenti e praticanti e chi non accusa particolari difficoltà nel corso che sta frequentando. Al tempo stesso va anche osservato che gli allievi del CNOS-FAP al momento dell’iscrizione ai percorsi del diritto-dovere si presentavano più svantaggiati quanto all’origine familiare e più problematici riguardo alla loro esperienza scolastica In ogni caso l’andamento d’insieme dei risultati conseguiti attesta che la gran parte di questi giovani nell’andare incontro alle inevitabili difficoltà della transizione alla vita attiva appare già sufficientemente attrezzata di quelle “armi” e/o delle strategie necessarie per fronteggiarle e dare loro adeguata soluzione. Ben pochi fuggono e/o evitano di scontrarsi e di confrontarsi con il problema, semmai può succedere che non sempre si scelga la soluzione migliore, ma in questi casi saranno le esperienze della vita a ri-orientare a trovare quella più adatta. La ricaduta delle sperimentazioni sui percorsi del diritto-dovere induce a sostenere che il maggiore pluralismo dell’offerta favorisce indubbiamente il successo formativo di una larga fascia di giovani e che gli approcci che fanno riferimento a tale prospettiva risultano, rispetto alle tradizionali proposte formative, maggiormente in grado di favorire l’elevazione culturale, professionale, morale, spirituale e religiosa dei giovani e in particolare delle componenti in difficoltà e/o in condizioni di svantaggio. Si ringraziano le Sedi nazionali, le Delegazioni Regionali del CNOS-FAP e le Associazioni Regionali del CIOFS/FP per la disponibilità offerta nel voler realizzare il rilevamento, ma un grazie particolare va indirizzato soprattutto agli oltre 3.000 allievi che hanno partecipato attivamente all’iniziativa compilando il questionario e a tutti quei formatori/coordinatori dei corsi che hanno collaborato somministrandolo.

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