Autore/i: Dario Nicoli
Casa editrice: CNOS-FAP
Data di pubblicazione: dicembre 2007
Collana: Studi
Id Libro: 978-88-95640-03-7
Anche le istituzioni formative stanno affrontando la stagione della qualità ponendosi seriamente il problema del rapporto tra le risorse affidate, i processi posti in atto ed i soggetti coinvolti ai cui bisogni intende dare risposta. Si tratta di una prospettiva che richiede un rovesciamento dei fattori, ovvero l’assunzione di una visione autenticamente di servizio, secondo cui l’interesse primario è quello dei cittadini, piuttosto che quello degli operatori intesi sia come istituzioni sia come risorse umane. Da più parti si sollecita il perseguimento di una maggiore coerenza tra offerta formativa e territorio, così da valorizzare le sue potenzialità culturali, sociali ed economiche. Questo richiede il pieno coinvolgimento degli attori culturali, istituzionali, economici e professionali entro un impegno educativo di natura cooperativa. Inoltre, ciò rende necessaria la governance territoriale dei sistemi in grado di riconoscere la pluralità dei soggetti che operano nel campo formativo e di affermare nel contempo la responsabilità degli enti locali nella delineazione di un’offerta formativa autentica e di qualità, coerente con i livelli essenziali delle prestazioni previsti al fine di garantire i diritti civili e sociali dei cittadini su tutto il territorio nazionale. Inoltre, si impone il superamento dell’attuale configurazione disarticolata del sistema, per una visione di insieme che viene definita “integrata”. La creazione di un sistema formativo integrato si impone a tre livelli: – superare la frammentazione del sistema che spezza i percorsi formativi, sviluppando intese che vadano nel senso della continuità; – superare l’autoreferenzialità che struttura l’offerta in funzione delle necessità dell’organismo erogativo, proponendo un servizio educativo personalizzato e contestualizzato; – superare lo scolasticismo che costruisce attività didattiche in un contesto “inerte”, proponendo situazioni di apprendimento reali che coinvolgano le forze sociali ed istituzionali del contesto in una visione compartecipata dell’opera educativa a livello territoriale ma pure sovraterritoriale. Sorgono pertanto reti formative, ovvero aggregazioni di organismi formativi su base consensuale, solitamente basate su una triplice formula: rete formativa, campus, polo. Molte e differenti sono le soluzioni possibili: si va da semplici intese, a patti formali che possono avere la forma dell’associazione temporanea oppure dell’intesa a medio-lungo termine. Molte di queste modalità di rete formativa sono fortemente sollecitate dagli enti locali, in primo luogo le Regioni, ma anche Province ed in alcuni casi i Comuni. In questo senso, si potrebbe anche ritenere la strategia di rete come un tentativo dal basso di semplificare ed unificare un sistema che è troppo centrato sulla singola istituzione erogativa e che quindi non consente di poter affrontare in modo unitario i diversi problemi emergenti, dalla gestione dei passaggi, al contrasto della dispersione, all’offerta formativa di eccellenza. Non si deve neppure sottacere la presenza, talvolta, di un motivo politico-ideologico da parte delle istituzioni politiche che considera le reti come l’occasione per negare ai centri di formazione la gestione diretta di interventi in ambito di dirittodovere / obbligo di istruzione, con effetti discriminanti poiché ciò conduce fatalmente alla costruzione di classi differenziali per soggetti che non raggiungono votazioni soddisfacenti nei percorsi scolastici non integrati. La politica di rete è quindi un fenomeno numericamente consolidato, anche se non è ancora provata la sua effettiva rispondenza alle finalità per cui è destinata, poiché in parte essa può rappresentare un fenomeno “cerimonialistico” ovvero un obbligo di presenza per attività che poco aggiungono circa la qualità dei servizi agli utenti finali, mentre potrebbero essere processi di gerarchizzazione dei sistemi formativi locali dove rilevante è la posizione di struttura dominante che, una volta conquistata, consente a chi la ricopre di esercitare un’influenza rilevante nelle decisioni e nel reperimento di risorse di valore. Buona parte dei dubbi circa l’effettiva capacità delle politiche di rete nel fronteggiare le problematiche dei sistemi educativi consiste nella consapevolezza del fatto che, in buona parte, i problemi cruciali non sono di natura organizzativa e che, comunque, essi non si possono risolvere attraverso la creazione di un piccolo ceto di insegnanti / formatori che partecipano a questa condizione di “doppia fedeltà”. Si tratta, al contrario, della necessità di un cambio delle metodologie del sistema educativo, specie nel secondo ciclo, verso una prospettiva più propriamente educativa. Vi è infatti un livello tacito che rende possibile la trasformazione delle criticità sopra indicate in valore, ed è rappresentato dalla presenza di una tensione educativa che crea una disposizione etico-culturale comune, mobilita il personale, suscita partecipazione ed impegno, contribuisce a rendere vitale l’intera attività educativa. Si tratta di una risorsa critica, che non può essere reperita, una volta acquisita la sua necessità, attraverso la mera esortazione poiché ha a che fare con stili professionali consolidati che limitano l’attività scolastica alla mera istruzione. Possono fare eccezione quelle realtà, come nel caso delle Opere educative salesiane, che presentano già nella loro natura una sorta di “polarità dell’offerta formativa” comprendente differenti ambiti (licei generalisti, licei di indirizzo, istituti tecnici, istituti professionali, formazione professionale, opere educative di supporto…), sostenute da una unicità di ispirazione e di metodologia, ma anche dalla contestualità delle comunità religiose cui tali opere sono affidate. Se per un verso tali Opere sono avvantaggiate in una prospettiva di rete, esse richiedono una tensione integrativa che consenta di superare distinzioni tra ambiti e livelli differenti, ponendo in luce ciò che unisce le diverse attività e concentrando l’attenzione sui punti di eccellenza educativa, tecnica e organizzativa. Si tratta di dare vita ad una logica d’azione unitaria e nel contempo differenziata, che persegua: a) da un lato l’integrazione del sistema di offerta, facendo convergere attività educative con interventi scolastici, formativi, orientativi e di supporto; b) dall’altro la creazione di patti e intese tra organismi diversi al fine di fornire un’offerta formativa organica e mirata (rete, campus, polo). Come spesso accade, nel momento in cui si studia per la prima volta un fenomeno, si scopre che questo aveva già radici solide nel passato. Così è anche per il network formativo, che vede già da tempo impegnate le strutture del CNOS-FAP in questa direzione e che dimostra di essere una delle competenze rilevanti del personale direttivo e dei coordinatori progettisti. L’aumento di dinamiche di rete comporta un’intensificazione del lavoro del Centro in questa direzione; se tale impegno grava solo sulla figure del direttore, questi finisce per essere posto in una situazione di crisi; sorge quindi anche da questa particolare dinamica evolutiva del sistema educativo la necessità di creare uno staff direttivo nelle realtà salesiane costituito da laici che siano posti nelle condizioni di esercitare ruoli e funzioni di supporto alla direzione.
Parole chiave:
CFP, CNOS-FAP, Formazione, Formazione Professionale, Giovani, IeFP, Istruzione e Formazione Professionale, Lavoro, Polo, Rete, Sistema, Strategia